Il cinema di Max Ophüls (2007)

lola montes

LA VITA È MOVIMENTO: IL CINEMA DI MAX OPHÜLS

film in programma a giugno 2007 ogni lunedì, ore 21.00

Centro Giovanile Cappuccini (via M. Terlizzi, Bisceglie) 

04/06 LETTERA DA UNA SCONOSCIUTA (1948)

11/06 NELLA MORSA (1949)

18/06 SGOMENTO (1949)

25/06 LOLA MONTES (1955)

Tesseramento cineclubcanudo: euro 10,00 (ingresso riservato ai soci)

info: 340.2215793 / 340.6131760 / info@cineclubcanudo.it

web: www.cineclubcanudo.it

 

“La vita è movimento”
Il cinema di Max Ophüls

“Se la dismisura della mia immaginazione ha per solo risultato di esaltare la gioia puramente visiva, essa non sarà del tutto vana. Poiché questa gioia, questo piacere deve essere l’impulso decisivo che porta all’idea del film”
Max Ophüls

Proseguono gli appuntamenti del Cineclub Canudo con i grandi maestri del cinema del novecento con una rassegna, curata da Antonio Musci e Daniela Di Niso, intitolata “La vita è movimento – Il cinema di Max Ophüls”, che si terrà a giugno, ogni lunedì alle ore 21.00, presso la sala proiezioni del Centro Giovanile Cappuccini (sito in via M. Terlizzi, nei pressi della Chiesa dei Cappuccini) a Bisceglie.
In programma quattro capolavori – il 04/06 “Lettera da una sconosciuta” (1948), l’11/06 “Nella morsa” (1949), il 18/06 “Sgomento” (1949) ed il 25/06 “Lola Montés” (1955) – del grande regista scomparso esattamente cinquanta anni fa, il 25 Marzo 1957.
Altro anniversario, come per il trentennale della morte di Rossellini (cui era dedicata la prima rassegna: “Rossellini anno zero – La TV di Rossellini”), che ricorre quest’anno, pur essendo passato pressoché sotto silenzio da noi su giornali e riviste, a dispetto del legame che lo stesso Ophüls ha intrattenuto con l’Italia.
Egli, infatti, in fuga dalla Germania nazista per sfuggire alla persecuzione antisemita, dopo un primo soggiorno a Parigi si trasferì proprio in Italia nel 1934, girandovi un film con Isa Miranda, “La Signora di tutti”, tratto dall’omonimo romanzo di Salvatore Gotta.
Trasferitosi poi in Olanda si stabilirà nuovamente a Parigi nel 1936, ottenendo la nazionalità francese un anno dopo. Ancora costretto all’esilio per sfuggire ai nazisti nel 1940 lascia Parigi per gli USA, dove riesce a girare un film, intitolato proprio “The exile” (Re in esilio), solo sette anni più tardi.
Al suo periodo hollywoodiano – nel senso di periodo di soggiorno in America – appartengono i primi tre film in rassegna, “Lettera da una sconosciuta” (1948), “Nella morsa” (1949) e “Sgomento” (1949). Quanto mai lontani dai canoni estetici del cinema prodotto a Hollywood, infatti, in questi film Ophüls trae vantaggio dalla grande ricchezza di mezzi a disposizione dell’industria cinematografica, cimentandosi in veri e propri virtuosismi della macchina da presa, con cui costruisce piani sequenza memorabili.
“Il cinema è movimento” si potrebbe affermare per riassumere la cifra stilistica e la poetica ophulsiana, parafrasando Lola Montés, protagonista dell’omonimo capolavoro di Ophüls, la quale afferma che “la vita è movimento”, per esprimere la propria filosofia di vita. E ciò vale tanto più per un regista apolide, a lungo in esilio e continuamente in viaggio, quale lo stesso Ophüls è stato, ma trova la sua più concreta espressione in relazione al suo cinema, ossessionato dal ritmo, che egli ottiene attraverso i continui spostamenti degli attori e della macchina da presa, più che per effetto del montaggio, attraverso la scomposizione del tempo lineare del racconto in una successione di flashback, spesso non cronologici, come nel già citato “Lola Montés”.
A proposito del presunto carattere estetizzante e talvolta decorativo del suo cinema, François Truffaut, che non a caso lo considerava assieme a Jean Renoir il più grande regista francese, dichiara: «Max Ophüls come il suo amico Jean Renoir sacrificava la tecnica alla recitazione dell’attore; Ophüls aveva notato che un attore è necessariamente buono, necessariamente antiteatrale se è costretto ad uno sforzo fisico: salire le scale, correre nella campagna, danzare durante tutta una ripresa» (“I film della mia vita”).
Le ben note carrellate di Ophüls hanno dunque l’obiettivo di costringere l’attore ad uno sforzo fisico, per renderlo necessariamente antiteatrale. È vero anche che in esse si può facilmente rintracciare quella “gioia puramente visiva” così caparbiamente inseguita dallo stesso Ophüls, rifiutandosi di modificare – come impostogli dai produttori – il montaggio del suo ultimo film, “Lola Montés”, anche a costo di abbandonare definitivamente il cinema per tornare al teatro.
Truffaut si spinge ben oltre, fino ad affermare che «Max Ophüls era desideroso di verità, di esattezza; era, chi l’avrebbe detto, un cineasta realista, e persino nel caso di “Lola Montés”, neo-realista». Lo era nella volontà di riprodurre fedelmente i suoni e le voci così come sono percepiti nella vita, ossia vagamente, al punto che i tecnici del suono si indignavano poiché «non si distingueva nettamente che un terzo della colonna sonora».
E infatti, che Rossellini avesse apprezzato molto “Lola Montés” è lo stesso Truffaut a rivelarlo nel breve saggio dedicato ad Ophüls. Certamente non mancano, a ben guardare, punti di contatto tra i due maestri.
Già con “La signora di tutti” si è parlato talvolta di un film precursore del neorealismo.
Si può persino notare che la protagonista Isa Miranda, diva degli anni trenta-quaranta, interpreterà l’episodio diretto da Luigi Zampa del film “Siamo donne” del 1953, che vedrà anche la partecipazione di Rossellini con l’episodio dedicato a Ingrid Bergman.
Tuttavia l’opera di Ophüls, difficilmente riconducibile ad alcuna corrente cinematografica – né tanto meno al neorealismo – resta una delle esperienze artistiche più originali e intense del novecento.

Le rassegne del Cineclub Canudo proseguiranno ogni lunedì alle 21.00, presso il Centro Giovanile Cappuccini con altre interessanti proposte, tra cui a luglio “Indagine su un cineasta al di sopra di ogni sospetto”, dedicata ad Elio Petri, a settembre “Quattro notti di un sognatore”, dedicata a Robert Bresson e infine “Under the influence”, dedicata a John Cassavetes.

La vita è movimento